La fotografia, i media e il '68

Si è inaugurata lo scorso autunno e potrà essere visibile per molti mesi, fino al 4 agosto 2019, presso l’Abbazia di Valserena, sede del CSAC (Centro Studi e Archivio della Comunicazione) di Parma, una mostra multimediale importante, 1968. Un anno, che, a distanza di cinquanta anni da quella data, tenta una ricognizione importante su quell’anno così importante da un punto di vista dei cambiamenti sociali, politici e artistici in Italia e in buona parte del mondo occidentale.
Il ’68 e l’Italia, allora e dopo.
Risulta sempre difficile per chi, come il sottoscritto, è in un certo senso partigiano di quegli eventi, avendoli vissuti in prima persona con tutto l’impeto della gioventù, analizzare ed esprimere giudizi su quell’anno. Aiutato dalla distanza temporale, mezzo secolo! e da una supposta, ma certamente non appurata, capacità di distacco analitico dovuto anche alla mia tenera età, tento qualche considerazione.
Disquisire sul ’68 può apparire ormai un vuoto esercizio retorico: troppo si è detto e scritto nel nostro Paese, con una discussione raramente serena, quasi sempre caratterizzata dalla spaccatura ideologica tra l’orientamento progressista e quello conservatore se non, a volte, reazionario: il ’68 è visto e giudicato o come il momento di passaggio e di liberazione verso una società italiana finalmente al passo con i tempi, con grandi cambiamenti sociali e politici, oppure come l’origine di molti, se non tutti i mali, verificatisi nei decenni successivi nella società attuale.
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